GeoWine
La Storia
La produzione in anfora del vino ha origine nel Caucaso, in Mesopotamia, attuale Armenia, Azerbaijan, Georgia. Per la precisione sono state rinvenute anfore, utilizzate per la produzione di vino, in Georgia risalenti a 7000 anni fa! In Georgia i produttori hanno conservato, nei secoli, i metodi e le tecniche di produzione antiche. In origine, non c’era vino senza anfora: nei recipienti in terracotta, chiamati qvevri, i vini nascevano, si affinavano, venivano trasportati da una sponda all’altra del mare. Una storia che risale all’età della Magna Grecia, quando l’uomo utilizzava la terracotta per la conservazione del vino. Le anfore arrivarono con i Greci e furono gli etruschi e gli Italici a diffonderle in Italia. Perché? Semplice, vino e terracotta era il connubio perfetto, il metodo naturale più facile da adottare; la straordinaria capacità di isolamento termico della terracotta permetteva una perfetta conservazione del vino grazie alle caratteristiche chimico-fisiche del materiale.”
La ricerca delle origini ancestrali del vino ci ha portato nel 2016 in Georgia, la culla per eccellenza dei vini naturali in anfora. Questo viaggio segnò l’inizio di un nuovo percorso di vinificazione. Si evidenzia l’importanza dei Piceni in questa ‘lunga staffetta’, con il Vino in Anfora come testimone. I Piceni sono la popolazione Italica che più di tutte ha contribuito ad una entità storica delle Marche. Dalla coltivazione delle uve autoctone quale Verdicchio dei Castelli di Jesi e Lacrima di Morro d’Alba, alla produzione di vini naturali in anfora, affondiamo le radici nella storia stessa del nostro territorio, tutto da raccontare ma poco spesso valorizzato.
Il vino prodotto in anfora sembra avere caratteristiche fuori dal comune. Sembra più simile ad una pozione magica, capace di risvegliare una parte del nostro Inconscio Collettivo, come direbbe Carl Gustav Jung!
Zona di produzione
Comprende un ristretto territorio a nord del fiume Esino nella provincia di Ancona. Zona di confine tra le terre picene e l’alto Piceno. Era appunto il fiume esino che delineava il limite di influenza dei Galli Senoni.
Secoli e secoli fa
…le Marche erano terre di viticulture con una lunga tradizione di vinificazione in anfora ereditata dal popolo Piceno, proseguita dai Romani. Reperti e studi archeologici testimoniano la presenza di diverse zone di produzione di anfore, risalenti all’incirca al III secolo a.C. Queste venivano utilizzate sia per il processo di vinificazione, che per la conservazione e la commercializzazione del vino.
Il vino della Terra, Vino della memoria perdutta (o GeoWine) fondamentalmente ha una complessità soprattutto al palato che crea una dinamica istintiva, inconsapevole sull’uomo. Bere questo vino è qualcosa di commovente, in quanto riporta l’uomo a sensazioni antiche. In antichità era una fonte di nutrimento, e non una semplice presenza conviviale. Il vino prodotto in anfora ha la facoltà di risvegliare nell’uomo una ‘memoria antropologica: si riattiva una memoria genetica, perché l’uomo nella storia ha sempre bevuto vino. Con l’avvento dell’Enologia moderna e l’industrializzazione si è perso questo effetto; il vino tende ad avere un rapporto aromatico più concentrato, e si è più puntato sui profumi primari. Ci piace pensare che il «Fenomeno Vino Naturale », un movimento che in pochi anni è riuscito a sconvolgere l’ordine costituito e ad imporsi a livello qualitativo, non sia una semplice moda come alcuni lo definiscono, bensì una questione di DNA. Associato ad un processo di risveglio sensoriale, come se la riattivazione delle nostre cellule ancestrali, attraverso il gusto e l’olfatto, ritrovassero una memoria « perduta ».
Abbinamenti
Il Lacrima di Morro d’Alba si abbina molto bene con prodotti tipici locali come i salumi (salame di Fabriano e Ciauscolo), formaggi mediamente stagionati, primi piatti a base di salse rosse (ad esempio ragù con animali di basso cortile), agnello e coniglio in porchetta. Contrariamente a una tendenza diffusa, possiamo accostarlo anche ad alcuni antipasti marinati (ad esempio a base di pesce azzurro) o ad alcuni tipi di brodetto all’anconetana. Viene prodotto anche nelle tipologie frizzante ed amabile, che vanno preferibilmente gustati come vino a fine pasto.
Cielo Sommerso

SCHEDA TECNICA
Denominazione: Marche IGT Bianco
Uve: Verdicchio
Vino: vinificato in purezza 100% Verdicchio
Tipologia del terreno: argilloso – terre emerse formate da sedimentazione marina
Esposizione: Ovest – Nord-Ovest, altitudine 220 m s.l.m.
Sistema di allevamento: Guyot doppio alternato
Densità di impianto: 5700 viti/ha, produzione massima 0,6 kg a vite.
Vendemmia: a piena maturazione, con raspo quasi legnoso, a mano in cassette
Vinificazione: metodo tradizionale georgiano (patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO), parziale diraspatura e fermentazione spontanea, ripetute follature giornaliere fino al completamento della fermentazione alcolica. Qualche giorno di riposo prima di chiudere l’anfora con argilla impastata a mano
Affinamento: 9 mesi in anfora georgiana (Qvevri) interrata e tombata ed 3 mese in bottiglia
Agricoltura: sostenibile, applicando i principia della biodinamica e nel solco del biologico certificato n. 73198; IT-BIO-015; S21-21/23. Ricorrendo all’uso dei microorganismi effettivi al fine di ridurre al minimo anche l’impiego del rame e dello zolfo.
SCHEDA ANALITICA
Alcol: 13,5%
Acidità totale: 4,85 g/l
Solforosa totale: 39 mg/l
Annata: 2017
NOTE ORGANOLETTICHE
Vista: colore giallo arancio, tendente all’ambrato
Olfatto: intenso e persistente, di grande avvolgenza. Offre profumi con raffinati suggerimenti di frutta candita e frutta secca, profumi speziati orientali, miele
Gusto: sapore molto asciutto e vellutato, di buon corpo, con una leggera presenza tannica che ne favorisce la beva e lo rende un grande vino gastronomico
Degustazione: Temperatura consigliata: 14-16 °C
ABBINAMENTO
Vino dai molteplici abbinamenti, ottimo con formaggi erborinati di capra, pesce crudo, da tenere nel bicchiere per apprezzarne le continue evoluzioni e meditare…
Indisciplinato

SCHEDA TECNICA
Denominazione: Marche IGT Bianco
Uve: Verdicchio 100%
Tipologia del terreno: argilloso – terre emerse formate da sedimentazione marina
Esposizione: Ovest – Nord-Ovest, altitudine 220 m s.l.m.
Sistema di allevamento: Guyot doppio alternato
Densità di impianto: 5700 viti/ha, produzione massima 0,8 kg a vite
Vendemmia: tardiva di 1-2 grappoli a pianta, lasciati a sovramaturare fino a fine ottobre
Vinificazione: taglio di vinificazione in anfora georgiana (35%) e rimanente 65% Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore “Cipriani” 2018 (vedi Scheda Tecnica dedicata)
Affinamento: 8 mesi in anfora georgiana (Qvevri) interrata e tombata per il 35% della massa, 8 mesi in vasche di acciaio su fecce fini per il restante 65%, 1 mese in bottiglia
SCHEDA ANALITICA
Alcol: 12,5%
Acidità totale: 5,20 g/l
Solforosa totale: 38 mg/l
Annata: 2018
NOTE ORGANOLETTICHE
Vista: colore giallo dorato intenso e vivace
Olfatto: profumo di ginestra e camomilla, con note minerali associate a sentori di pesca matura, mandorla, tiglio e frutta secca
Gusto: sapore molto asciutto e vellutato, di buon corpo, risulta armonico ed elegante, grandissima beva
Degustazione: temperatura consigliata: 12 °C
ABBINAMENTO
Vino dagli abbinamenti infiniti, dai formaggi semi-stagionati ai salumi, con primi piatti di sugo bianco e rosso, arrosti di carni bianche, ottimo come vino da tutto pasto
Vinosauro

VINOSAURO
TECHNICAL SHEET
Denomination: Marche IGT Bianco
Grapes: Trebbiano
Type of soil: clay with widespread presence of limestone – emerged lands formed by marine end carsic sedimentation
Exposition: West – North-West, altitude 320 m a.s.l.
Vine training system: double Guyot
Vine density: 2700 vines/ha, max production 2 kg/vine
Harvest: at full maturation, with almost woody stem, hand harvested in small crates
Agricoltura: sostenibile, applicando i principia della biodinamica e nel solco del biologico certificato n. 73198; IT-BIO-015; S21-21/23. Ricorrendo all’uso dei microorganismi effettivi al fine di ridurre al minimo anche l’impiego del rame e dello zolfo.
Vinification: traditional georgian winemaking method (UNESCO intangible cultural heritage of the humanity), partial destemming and spontaneous fermentation, frequent daily punching down until the end of the alcoholic fermentation. Some days of static resting before sealing the amphora with hand kneaded clay
Ageing: 9 months in georgian amphora (Qveri) buried and sealed and 1 month in bottle
CHEMICAL ANALYSIS
Alcohol: 12%
Total acidity: 5,24 g/l
Total sulfites: 22 mg/l
Vintage: 2019
TASTING NOTES
Colour: orange yellow, with amber tints
Bouquet: intense and persistent, great envelopment. It offers refined notes of candied fruits and dried fruits, spicy oriental notes and honey
Taste: very dry and velvety, medium-bodied, with a tannic hint that helps the drinkability and makes it a great gourmet wine
Serving temperature: 14-16 °C